Il Festino com'era - PARROCCHIA S. MARIA ASSUNTA-NOVARA DI SICILIA

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Il Festino com'era

Arcipretura di Novara di Sicilia > Festa Principale: "a fésta 'i menzagustu"

Il Festino: com'era

  Il Festino di Novara, dagli abitanti di questa affascinante cittadina, è stato sempre chiamato "a fésta 'i menzagustu" perché ogni cosa che di esso è espressione ruota attorno alla solennità dell'Assunzione al Cielo della Beata Vergine Maria, che ricorre il 15 agosto.
La devozione all'Assunta, trasmessa dai Normanni, in ogni tempo ha occupato il primo posto nell'animo dei novaresi e col passare dei secoli ha acquistato sempre più fervore e significati.
Riguardo al culto esterno, la tradizione ci dice che certamente a partire dal '500, epoca in cui erano già costituite le Confraternite, si faceva la processione della Madonna con una artistica statua lignea di Maria col Bambino.
Nel 1664 il popolo di Novara, riunito in assemblea, ha dichiarato solennemente di voler restare per sempre sotto la protezione di Maria, che da seicento anni venerava Assunta in Cielo e di mettersi anche sotto il patrocinio di S. Ugo Abate, avendo ricevuto da entrambi quotidiana beneficia. Ugone, inviato in Sicilia da San Bernardo di Chiaravalle, in questa terra aveva fondato l'Abbazia di S. Maria La Noara, primo Monastero Cistercense del regno, in essa si era santificato con la preghiera e con le opere e da questo luogo aveva irradiato per l'intera isola la restaurata fede cristiana. Con la consacrazione del 1664,  il popolo di Novara ha promesso di celebrare le solennità dei Santi Patroni, ogni anno … in infinitum et in perpetuum.
Dopo un secolo dalla elezione dei Santi Patroni, nel 1764, quasi fosse una apparizione, i novaresi hanno ricevuto in dono l'attuale statua lignea dell'Assunta, scolpita in Messina dal maestro napoletano Filippo Colicci. Essi l'avevano vagheggiata così: ammantata di luce, con la bellezza della grazia sul volto, con le mani protese verso la magione celeste e con lo sguardo che riflette il Paradiso. L'arrivo del simulacro ha confermato il concetto di Maria Regina degli Angeli e dei Santi, con la conseguenza che nelle celebrazioni del Mezzagosto a farLe corona furono gradatamente associati i Santi che hanno toccato il numero di 17 con le statue di San Lorenzo e San Silvestro, successivamente consunte dal tempo e non più rifatte.
Così è nato il "Festino di Novara o Festino di Mezzagosto" col quale i novaresi esprimono la loro fede, i loro sentimenti, il proprio modo di essere e la propria civiltà.
I Santi riempivano di gioia le strade del paese per tre giorni: il 14 agosto, quando dalle loro chiese venivano portati in processione alla Matrice per l'omaggio alla Madonna durante il canto dei vespri solenni; il 15 agosto, durante l'intera processione dell'Assunta; il 16 agosto, durante la processione di Sant'Ugo Abate e nel viaggio di ritorno alle "sedi di residenza". Per la celebrazione del Mezzagosto, il Duomo, al suo interno, veniva superbamente parato con drappi pregiati, arazzi, artistici apparati, damaschi e col paliotto dell'Assunta. Inoltre dal 10 agosto (giorno della fiera) al 15 agosto, in sommità alla torre campanaria della stessa Matrice, quale segno di festa e di unità, stava esposto il palio di Mezzagosto (u paiu), grande stendardo pregiato.
La sera del 15, all'Avemaria, aveva inizio la grande processione formata dalle vare dei Santi, da tutte le confraternite con le insegne e gli stendardi ai quali si aggiungevano altri stendardi dell'altezza di circa cinque metri, dal clero, preceduto da una croce d'argento interamente istoriata, di gran valore artistico (posta in cima ad un'asta lunga tre metri) e dall'imponente Vara dell'Assunta, carica di circa due quintali di torce, disposte a piramide quadrata tronca.. Le candele per l'addobbo delle Vare venivano fabbricate in loco: l'ultimo artigiano del settore è stato don Ugo Lembo che lavorava la cera in una buia cantina di Via La Marmora.
Il lungo e grandioso corteo, attraverso le vie principali del paese, arrivava alla Chiesa di S. Ugo. Nel piano antistante, ove tutte le statue erano disposte a semicerchio, la Madonna veniva situata sotto un bel padiglione di drappi dorati, costruito di proposito per accogliere la Madre di Dio. Ivi, cantata la litania, veniva preso in processione il fercolo delle Reliquie di Sant'Ugo, secondo Patrono. I Santi sfilavano tenendo conto delle gerarchie, delle caste sociali e del valore artistico: S. Rocco, S. Gregorio Magno, S. Sebastiano Martire, S. Francesco d'Assisi, S. Rosalia Vergine, S. Antonio Abate, S. Caterina d'Alessandria, S. Francesco di Paola, S. Antonio di Padova, S. Marco Evangelista, S. Giorgio Megalomartire, S. Filippo d'Agira, S. Michele Arcangelo, S. Giuseppe Sposo di Maria, S. Ugo Abate.
Un tempo ogni statua era seguita da un pastore che suonava la cornamusa. Più tardi, per i tre giorni della festa, si fecero venire da Acireale quattro tamburinieri e una biffera; più tardi ancora si fecero venire da fuori cinque musicanti con diversi strumenti. Dal 1820 il Festino è stato arricchito dalle note della banda musicale del luogo, costituitasi in quell'anno.
Tutto il popolo viveva l'evento, molti si prestavano nei preparativi, una folla immensa, allora come adesso, partecipava alla grande processione.
Il Mezzagosto di Novara per pomposità, stile e arte fu annoverato tra le più importanti Feste Patronali di Sicilia.
  Scrive Giuseppe Pitrè nel 1880: La Festa di Novara è "tra quelle poche che sono tra le tipiche, meritevoli di essere conosciute".
Invero lo splendore dell'Assunta, i tratti umani fissati nei volti dei Santi, il mistero racchiuso nelle reliquie di Sant'Ugo, la fede, il fervore e l'entusiasmo con i quali i novaresi hanno sempre manifestato la loro gioia nel celebrare il Mezzagosto, hanno reso il Festino di Novara singolare e particolarmente adeguato a simboleggiare il trionfo di Maria Regina degli Angeli e dei Santi.
Ma il Mezzagosto non era soltanto il grande evento dell'anno dal punto di vista religioso; esso era anche una grande festa popolare, rilevante per i suoi aspetti sociali e civili. Sulle tavole, al pranzo del giorno 15 non poteva mancare "a pasta 'ncasciada", pietanza ben condita con sugo, carne, melanzane, etc., amalgamata in casseruola, né poteva mancare durante le rituali passeggiate il gelato preparato con il ghiaccio che era stato sotterrato nella precedente stagione invernale.
Sì, le passeggiate erano d'obbligo in quei favolosi tre giorni nei quali molti facevano sfoggio della rinomata eleganza novarese e ogni giovane poteva finalmente accostare la propria innamorata. In quei tre giorni la spensieratezza aveva il sopravvento sui problemi del quotidiano, vinceva l'angoscia della vita e fugava qualsiasi difficoltà: pur col distinguo delle caste, si partecipava in massa ai pubblici balli organizzati nelle varie piazze (u sciaru), dove gruppi di suonatori eseguivano allegre melodie per il divertimento di tutti e per la gioia dei villici (zampirri) i quali, in occasione della grande festa, accorrevano dalle campagne del circondario.
Cose di una volta, in parte tramontate ed in parte modificate dal mutare dei tempi, sempre buone, però, a far gioire il cuore di tutti.

  

Vincenzo Cartaregia


 
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